Luglio 2025 si è chiuso con un incremento contenuto dell’occupazione non agricola: +73.000 posti di lavoro. Un numero modesto, che da solo non suscita allarmi, ma che assume contorni più preoccupanti se inserito in un contesto di stagnazione ormai protratta da mesi. I dati rivelano che da aprile l’occupazione è pressoché ferma, suggerendo un mercato del lavoro in equilibrio precario, più simile a un plateau che a una fase espansiva.
Ancora più allarmanti sono le revisioni retroattive dei dati precedenti: le stime per maggio e giugno sono state riviste al ribasso rispettivamente di 125.000 e 133.000 unità. Questo significa che il sistema economico ha creato 258.000 posti di lavoro in meno rispetto a quanto inizialmente riportato. Una correzione di tale entità è rara e rafforza l’idea che le forze trainanti dell’occupazione stiano rallentando in modo significativo.
Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 4,2%, una cifra apparentemente positiva. Tuttavia, l’immobilismo del dato può essere fuorviante se non accompagnato da una crescita vigorosa del tasso di partecipazione al lavoro o da un aumento sostenuto dell’occupazione nei settori chiave. In questo caso, nessuno dei due elementi si è verificato, lasciando l’impressione di un mercato del lavoro che “tiene botta”, ma a fatica.