Oro: rally recente, correzione e prospettive tra analisi fondamentale e tecnica

Scritto il 20/10/2025
da Redazione Forex Gump


Nelle scorse settimane il prezzo dell’oro è salito vertiginosamente, registrando nove settimane consecutive di guadagni. All’inizio della scorsa settimana, le quotazioni spot hanno perfino raggiunto un nuovo record storico intorno a $4.378 l’oncia, con un incremento di oltre il 60% dall’inizio dell’anno. Questo rally eccezionale ha raggiunto l’apice a metà settimana, ma venerdì l’oro ha subito una brusca flessione di circa -1,7% (la più forte correzione giornaliera dal mese di maggio). Tale ribasso di fine settimana è stato attribuito principalmente a prese di profitto e a un momentaneo miglioramento del sentiment di mercato: in particolare, dichiarazioni distensive sul fronte commerciale USA-Cina (con il Presidente USA che ha definito “insostenibili” tariffe del 100% e si è detto fiducioso in un accordo) hanno ridotto la domanda di beni rifugio come l’oro, spingendo alcuni investitori verso asset più rischiosi. Dopo la chiusura del weekend, lunedì mattina il mercato dell’oro ha riaperto in leggero recupero: il metallo giallo è risalito di circa +0,4% attorno a quota $4.260, mostrando una certa stabilizzazione dopo la volatilità della settimana precedente.

Fattori geopolitici ed economici dietro al rally

L’impressionante corsa dell’oro è stata alimentata da una combinazione di eventi geopolitici e macroeconomici a livello globale. In un contesto destinato a un pubblico generalista, è utile riassumere i principali driver fondamentali che hanno sostenuto il prezzo del metallo prezioso negli ultimi tempi:

Tensioni geopolitiche internazionali: l’aumento dell’incertezza globale ha spinto gli investitori verso beni rifugio. I conflitti e le crisi in regioni chiave (dalla guerra in Ucraina alle nuove violenze in Medio Oriente) hanno alimentato la domanda di oro come bene difensivo. Contestualmente, anche il deterioramento del clima politico in alcuni Paesi occidentali ha contribuito all’instabilità: ad esempio, in Europa le turbolenze politiche in Francia (crisi di governo e scontro istituzionale attorno al Presidente Macron) hanno creato incertezza nei mercati, mentre negli Stati Uniti il recente shutdown del governo federale e il blocco del bilancio hanno accresciuto i timori degli investitori. Questo diffuso clima di instabilità politica ha generato un “effetto domino” che ha portato l’oro su livelli mai visti prima.

Politica monetaria USA e tassi d’interesse: il mutato orientamento della Federal Reserve ha avuto un impatto notevole sul mercato aurifero. Dopo un lungo ciclo restrittivo, la Fed ha iniziato a tagliare i tassi d’interesse (l’ultimo taglio di 0,25% è avvenuto a settembre) e ha segnalato la possibilità di ulteriori riduzioni entro fine anno. Questa prospettiva di tassi più bassi ha indebolito il dollaro statunitense e fatto calare i tassi d’interesse reali (i rendimenti dei titoli protetti dall’inflazione sono scesi dal 2,1% all’1,8%circa), riducendo il costo-opportunità di detenere un asset che non paga cedole come l’oro. In altre parole, con rendimenti obbligazionari in calo e dollaro in indebolimento, l’oro risulta relativamente più attraente per gli investitori globali. Un analista di UBS ha osservato che in questo contesto l’oro “resta percepito come un bene rifugio, in un quadro di tassi reali in calo e inflazione persistente”. Non a caso, secondo Reuters il prezzo dell’oro potrebbe restare sopra $3.800 anche in caso di correzione, proprio perché sostenuto da questi acquisti istituzionali e dalla ricerca di sicurezza da parte degli investitori.

Domanda di banche centrali e investitori istituzionali: un elemento strutturale di supporto è rappresentato dagli acquisti record di oro da parte delle banche centrali di vari Paesi. Nel 2022 e 2023 le banche centrali hanno accumulato oro a ritmi senza precedenti – oltre 70 tonnellate al mese in media recentemente – nell’ambito di strategie di de-dollarizzazione e diversificazione delle riserve. Questi acquisti ufficiali forniscono un solido pavimento al mercato, aggiungendosi alla domanda di fondi e ETF: i flussi verso fondi ETF legati all’oro sono aumentati significativamente, contribuendo a sostenere il rally. Dall’inizio dell’anno, infatti, le masse gestite in ETF auriferi e altri veicoli d’investimento sono cresciute mano a mano che gli investitori cercano coperture contro rischi economici e geopolitici. Questo fenomeno di allocazione verso l’oro come riserva di valore è globale: ad esempio, l’India ha visto le proprie riserve auree ufficiali superare per la prima volta i 100 miliardi di dollari, spinte sia dal rally dei prezzi che dagli acquisti (sebbene la banca centrale indiana abbia rallentato le proprie aggiunte nel 2025).

Aspettative e sentiment di mercato: il rally dell’oro è stato amplificato anche da dinamiche speculative e di momentum. Molti trader algoritmici e fondi CTA sono saliti sul trend rialzista, e i flussi in acquisto hanno creato un effetto a catena sul prezzo. Gli indicatori di sentimento mostrano posizionamenti estremi: il Commitments of Traders (COT) report della CFTC ha evidenziato un posizionamento net-long molto elevato da parte degli speculatori finanziari. Alla fine di settembre, le posizioni speculative nette lunghe sul future dell’oro erano pari a 266.749 contratti (in ulteriore aumento rispetto alla settimana precedente) – un segnale di sentiment decisamente rialzista. Di contro, gli operatori commerciali (come le bullion banks e le società minerarie) risultano tipicamente dall’altra parte del trade, con posizioni corte di copertura di simile entità. Sebbene tali posizioni riflettano fiducia nel trend, un eccesso di ottimismo può rendere il mercato vulnerabile a correzionitecniche: come nota l’analista Roberto Contini, un posizionamento eccessivamente “long” nei derivati o flussi troppo esuberanti negli ETF rischiano di lasciare l’oro esposto a un pullback tattico, soprattutto se sopraggiungono dati macroeconomici USA migliori del previsto. In effetti, l’oro aveva messo a segno la sua migliore settimana da mesi prima del calo di venerdì, segno di un mercato forse surriscaldato nel breve termine.

Le posizioni delle grandi banche e previsioni sul prezzo dell’oro

Anche le grandi banche d’affari internazionali hanno seguito con attenzione la corsa dell’oro, aggiornando le loro previsioni e strategie. In generale, gli istituti finanziari mantengono un outlook positivo sul metallo, pur avvertendo di possibili fasi di volatilità. Ad esempio, HSBC ha recentemente rivisto al rialzo le sue stime, prevedendo che l’attuale bull market possa spingere il prezzo dell’oro fino a $5.000 l’oncia nel 2026, alla luce dei persistenti rischi globali e dell’ingresso di nuovi acquirenti sul mercato. Analogamente, Goldman Sachs ha incrementato la sua previsione di prezzo a lungo termine: ad inizio ottobre la banca americana ha alzato il target per dicembre 2026 a $4.900 (dal precedente $4.300), citando robusti afflussi nei fondi ETF occidentali e acquisti sostenuti da parte delle banche centrali emergenti come motivazioni principali. Goldman evidenzia che il trend di diversificazione delle riserve da parte dei Paesi emergenti – con acquisti stimati in 80 tonnellate annue nel 202570 nel 2026 – dovrebbe continuare a fornire supporto strutturale al mercato aurifero. Secondo gli analisti della banca, inoltre, il probabile taglio dei tassi Fed di 100 punti base entro metà 2026 favorirà ulteriori flussi verso l’oro, mentre il comparto speculativo (più “rumoroso” e volatile) finora è rimasto su posizioni relativamente stabili. In sintesi, l’attuale consenso degli operatori istituzionali vede ancora margini di apprezzamento per il gold, pur segnalando l’opportunità di approcciare con cautela in vista di possibili prese di profitto intermedie.

Analisi tecnica e livelli chiave a breve termine

Dal punto di vista dell’analisi tecnica, la struttura grafica dell’oro rimane impostata positivamente nel medio periodo, ma mostra segnali di eccesso nel breve termine. Su grafico giornaliero, le quotazioni si mantengono ben al di sopra della media mobile a 20 giorni, confermando un trend rialzista di fondo. Anche gli indicatori direzionali come il MACD e il Supertrend risultano orientati in posizione long (rialzista), segnalando prevalenza di momentum positivo. Non a caso, la volatilità e i volumi degli ultimi giorni sono balzati su livelli anomali (vicini ai massimi trimestrali), un segnale che il movimento è divenuto affollato e soggetto a oscillazioni brusche.

In ottica di breve termine – ad esempio su un grafico a 15 minuti (M15) – l’oro sta consolidando i guadagni recenti all’interno di un intervallo relativamente ristretto. I livelli chiave nei paraggi delle attuali quotazioni si collocano attorno a $4.200 e $4.300: $4.200 per oncia rappresenta un supporto immediato nel brevissimo periodo, essendo una soglia psicologica tonda dove sono tornati i compratori nelle ultime ore. Sul lato opposto, una resistenza iniziale si può individuare intorno a $4.280-$4.300, ovvero nella zona dei recenti massimi intraday. Gli analisti tecnici sottolineano che una rottura decisa sopra $4.300 confermerebbe la ripresa del trend rialzista (proiettando potenzialmente l’oro verso nuovi picchi oltre $4.380), mentre al contrario una discesa sotto $4.200 potrebbe aprire spazio a ulteriori cali verso area $4.100 e il solido supporto di $4.000 dollari. Quest’ultimo livello – $4.000 – è considerato una “linea di difesa” cruciale per i rialzisti: un eventuale ritorno sotto quota 4 mila potrebbe segnalare un indebolimento più significativo della struttura di mercato, con un cambiamento del trend di breve periodo (un vero inversione ribassista verrebbe confermata solo con discese ben sotto $3.800, secondo gli esperti).

In conclusione, sia l’analisi fondamentale sia quella tecnica offrono spunti importanti per interpretare l’andamento attuale dell’oro. Da un lato, le tensioni geopolitiche, le politiche economiche (tassi d’interesse in primis) e gli acquisti dei grandi attori stanno fornendo supporto al metallo prezioso in un contesto di elevata incertezza. Dall’altro lato, l’impetuoso rally recente ha spinto il mercato in territorio overbought, suggerendo cautela nel breve termine. Gli investitori generalisti possono dunque osservare con attenzione i prossimi sviluppi: indicatori come i tassi reali USA e la stabilità geopolitica rimarranno fattori decisivi per il futuro dell’oro. Allo stesso modo, dal lato tecnico sarà fondamentale monitorare la tenuta dei supporti chiave e l’eventuale rottura dei massimi recenti, per capire se la “forte salita” dell’oro abbia ancora strada davanti a sé o se la correzione di venerdì scorso rappresenti l’inizio di una fase di assestamento dopo tanta volatilità. In sintesi, l’oro resta al centro dell’attenzione dei mercati, bilanciando le sue ben note qualità di bene rifugio con le dinamiche speculative di breve periodo – un equilibrio delicato che solo i prossimi eventi economici e geopolitici contribuiranno a definire.