Il primo scorcio di settembre ha messo in scena una delle settimane più turbolente degli ultimi anni sui mercati valutari globali. Dopo l’uragano politico che aveva investito la Federal Reserve a fine agosto, con il tentativo di Donald Trump di licenziare un governatore in carica, l’attenzione degli investitori si è spostata sul terreno più concreto e spietato dei dati macroeconomici.
Il focus si è concentrato sul mercato del lavoro statunitense, cuore pulsante della più grande economia mondiale e ago della bilancia delle aspettative di politica monetaria. I segnali di indebolimento si sono moltiplicati giorno dopo giorno: dalle offerte di lavoro in calo, ai licenziamenti in aumento, fino al clamoroso dato del Non-Farm Payrolls di agosto, che ha fotografato un’economia in frenata brusca.