Oggi 26 settembre i mercati attendono la pubblicazione dell’indice PCE (Personal Consumption Expenditures) degli Stati Uniti – l’indicatore d’inflazione preferito dalla Federal Reserve. Per agosto gli economisti prevedono un leggero aumento dell’inflazione complessiva (“headline”) al +2,7% annuo (dal 2,6% di luglio) e un dato core (al netto di cibo ed energia) stabile al +2,9% annuo. Su base mensile, il consenso stima una crescita di circa +0,2% m/m del PCE core, leggermente inferiore al +0,3% di luglio. Pur non facendo parte dei mandati ufficiali della Fed, questo dato è cruciale: se l’inflazione PCE risultasse più alta del previsto, potrebbe minare le speranze di ulteriori tagli dei tassi a breve, mentre un raffreddamento fornirebbe alla Fed maggior conforto nel proseguire con l’allentamento monetario. La sensibilità dei mercati è quindi elevata, dato che l’esito odierno potrebbe influenzare direttamente le aspettative sui prossimi interventi della banca centrale.
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Dalle stime di JPMorgan al rialzo, ai target ambiziosi di Goldman Sachs sull’oro: cosa ci racconta il PCE core sull’equilibrio fragile tra il sogno di un’inflazione al 2% e la realtà di una Fed in bilico
Scritto il 26/09/2025
da Redazione Forex Gump
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