L’oro ha registrato un marcato trend rialzista nell’ultimo anno, favorito da vari fattori macroeconomici. In particolare, l’orientamento della politica monetaria della Federal Reserve (FED), l’andamento del dollaro USA (indice DXY), i timori legati all’inflazione e la ricerca di beni rifugio hanno influenzato significativamente le quotazioni. Parallelamente, il comportamento degli investitori istituzionali tramite ETF e gli acquisti delle banche centrali hanno fornito ulteriore supporto alla domanda di oro.
Nei paragrafi seguenti analizzeremo in dettaglio ciascuno di questi aspetti fondamentali e successivamente forniremo un’analisi tecnica con i livelli chiave principali, concludendo con un outlook per le prossime settimane.
Analisi Fondamentale
Tassi di interesse della FED e impatto sull’oro
Le decisioni della Federal Reserve sui tassi di interesse hanno un impatto diretto sul prezzo dell’oro. Tassi di interesse più alti tendono a penalizzare l’oro perché aumentano il rendimento dei titoli obbligazionari e rafforzano il dollaro, rendendo il metallo giallo meno attraente (l’oro non offre rendimento). Ad esempio, quando il rendimento del Treasury USA a 10 anni è salito e il dollaro si è rafforzato, l’oro ha subito pressioni al ribasso. In generale, il lingotto tende a performare bene in un contesto di tassi bassi o in calo, proprio perché riduce il costo-opportunità di detenere un asset che non paga interessi.
Negli ultimi mesi, la FED dopo aver effettuato rapidi rialzi nel 2022-2023, ha invertito rotta nel 2024 con alcuni tagli dei tassi, favorendo un forte rally dell’oro. Nel 2024 il prezzo spot dell’oro è salito di circa il +27% (miglior anno dal 2010), spinto dagli acquisti degli investitori alla ricerca di copertura dai rischi globali e stimolato proprio dalla riduzione del costo del denaro da parte della FED. In effetti, il contesto di tassi in calo ha contribuito a far segnare nuovi massimi storici dell’oro alla fine del 2024, evidenziando quanto un orientamento accomodante della FED possa sostenere le quotazioni.
Al contrario, quando la FED adotta un tono più restrittivo, l’oro tende a rallentare. Ad esempio, a inizio 2025 la Fed ha mantenuto i tassi stabili (dopo i tagli del 2024) senza indicare chiaramente nuovi allentamenti a breve, portando a un temporaneo calo dell’oro in concomitanza con un rialzo dei rendimenti e del dollaro.
Correlazione con il dollaro USA (DXY) e inflazione
Il prezzo dell’oro mostra storicamente una correlazione inversa con il dollaro USA. Quando il dollaro si rafforza, l’oro (prezzato in USD) diventa più costoso per gli acquirenti internazionali, frenando la domanda; viceversa, un dollaro debole tende a spingere l’oro verso l’alto. Recentemente abbiamo visto questa dinamica in azione: l’indice DXY ai minimi da vari mesi ha reso l’oro più abbordabile per gli acquirenti in altre valute, contribuendo al rally fino a nuovi record. Al contrario, episodi di apprezzamento del biglietto verde hanno spesso coinciso con prese di profitto sull’oro.
Anche l’inflazione gioca un ruolo cruciale. L’oro è tradizionalmente considerato una copertura contro l’inflazione e la perdita di potere d’acquisto delle valute. In periodi di elevata inflazione o incertezza sui prezzi, la fiducia negli asset finanziari tradizionali tende a calare e gli investitori si rivolgono all’oro, facendone salire il valore. Durante il biennio 2021-2022, ad esempio, l’inflazione in forte rialzo ha alimentato l’interesse per l’oro come hedge. Tuttavia, va notato che l’effetto dell’inflazione sull’oro è intrecciato con le politiche della FED: un’inflazione alta accompagnata da tassi in rapido rialzo può neutralizzare in parte il beneficio per l’oro, poiché l’aumento dei tassi reali ne riduce l’appeal. In altre parole, se l’inflazione supera i tassi (tassi reali negativi) l’oro ne beneficia, ma se la banca centrale alza i tassi oltre l’inflazione (tassi reali positivi) la pressione sull’oro aumenta.
La situazione attuale vede l’inflazione in graduale rallentamento rispetto ai picchi recenti ma ancora superiore ai target in molti Paesi. La FED monitora attentamente tali dati, bilanciando il rischio inflazionistico con quello di rallentamento economico. Per l’oro, ciò si traduce in volatilità legata a ogni indicazione sulle prospettive dei prezzi: dati inflattivi sopra le attese che suggerissero una FED più aggressiva potrebbero pesare sul metallo, mentre sorprese al ribasso dell’inflazione (o segnali di “vittoria” sulla lotta ai prezzi) potrebbero alimentare le aspettative di tagli anticipati dei tassi, sostenendo l’oro.
In definitiva, dollaro e inflazione influenzano l’oro in modo complementare: un dollaro debole e un’inflazione elevata creano uno scenario particolarmente favorevole al metallo prezioso, mentre un dollaro forte e inflazione sotto controllo (con banche centrali restrittive) tendono a limitare i rialzi.
Domanda di oro come bene rifugio
Oltre che un asset finanziario e una materia prima, l’oro è soprattutto visto come bene rifugio. In fasi di elevata incertezza economica o geopolitica, gli investitori incrementano la domanda di oro per proteggere la propria ricchezza. Questa funzione di porto sicuro si è manifestata chiaramente negli ultimi tempi: eventi come le tensioni geopolitiche (es. conflitti internazionali) e i timori di recessione o instabilità finanziaria hanno alimentato flussi verso l’oro, sostenendone il prezzo.
Nel contesto attuale, permangono diverse fonti di incertezza: dalle questioni geopolitiche (conflitto in Ucraina, tensioni in Medio Oriente) alle politiche commerciali (ad esempio le minacce tariffarie degli USA) fino ai timori di rallentamento globale. Tali preoccupazioni hanno rafforzato l’attrattiva dell’oro, con gli operatori che tendono a comprare sulle flessioni proprio grazie a questo sostegno di fondo dei flussi rifugio.
Vale la pena notare che il sentiment di mercato può cambiare rapidamente: se l’attitudine al rischio migliora (ad esempio grazie a sviluppi geopolitici positivi o dati economici incoraggianti), l’oro può subire prese di profitto. Tuttavia, negli ultimi mesi la resilienza dell’oro è stata notevole anche di fronte a rimbalzi dei mercati azionari, proprio per la presenza di uno zoccolo duro di domanda difensiva. In sostanza, il contesto odierno vede l’oro beneficiario di un “doppio supporto” fondamentale: da un lato la prospettiva (o percezione) di una FED meno severa, dall’altro un panorama ricco di rischi dove l’oro funge da assicurazione.
Ruolo degli ETF sull’oro e acquisti delle banche centrali
Oltre alla domanda da parte di investitori privati e industriali, due fattori istituzionali hanno inciso sull’oro: gli ETF legati all’oro e le riserve auree delle banche centrali.
Gli ETF sull’oro (come il celebre SPDR Gold Trust - simbolo GLD) permettono agli investitori di esporsi al metallo prezioso in modo semplice. I flussi in entrata o in uscita da questi fondi riflettono rapidamente il sentiment: ingenti acquisti di ETF implicano aumento di domanda fisica da parte del fondo, che deve detenere più oro a garanzia, sostenendo il prezzo. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a fasi alterne: nel 2022 i massicci rialzi dei tassi hanno causato deflussi dagli ETF, mentre dal 2023 questa tendenza si è invertita. Per la prima volta in quattro anni, nel 2024 gli outflow dagli ETF si sono arrestati, segno di un ritorno di interesse degli investitori istituzionali
Il ruolo delle banche centrali è duplice: da un lato forniscono un solido supporto di base alla domanda (creando di fatto un “pavimento” sotto i prezzi), dall’altro le loro scelte possono influenzare le aspettative degli altri operatori. La view prevalente per il 2025 è che le banche centrali rimarranno acquirenti nette di oro, sostenute dal contesto di incertezza macro e geopolitica.
Questa componente strutturale di domanda, unita al possibile ritorno dei flussi sugli ETF, rappresenta un pilastro fondamentale a supporto delle quotazioni dell’oro nel breve-medio termine.
Analisi Tecnica
Sul piano tecnico, il quadro dell’oro appare decisamente costruttivo, ma non privo di possibili correzioni di breve termine dopo la rapida ascesa dei mesi scorsi. Di seguito esaminiamo i principali livelli attual.
Trend, supporti e resistenze chiave
Il forte rally partito dai minimi di novembre 2024 ha condotto l’oro a otto settimane consecutive di guadagni fino a febbraio 2025, spingendolo su nuovi massimi storici poco sotto la soglia psicologica dei $3.000. La zona di resistenza principale attuale si colloca infatti tra $2.940 e $2.950 l’oncia – un’area tecnica di grande rilievo in quanto corrisponde all’estensione di Fibonacci del 161,8% del precedente ribasso di ottobre 2024. Questo livello ha già attratto prese di profitto, rivelandosi finora un ostacolo ostinato per i compratori. Un break-out deciso sopra 2940-2950 aprirebbe lo spazio a un ulteriore balzo in avanti, mettendo nel mirino proprio la soglia psicologica dei $3.000.
Dal lato inferiore, il primo supporto tecnico significativo si trova in area $2.877-2.880, livello corrispondente ai minimi relativi recenti. In particolare $2.877 (indicativamente) è identificato dagli analisti come livello chiave: una sua rottura al ribasso segnalerebbe un indebolimento del momentum rialzista e potrebbe innescare una correzione più ampia. Finché i prezzi rimangono sopra questo supporto, la struttura di uptrend di fondo resta intatta e i compratori tendono a riemergere ad ogni flessione importante.
In caso di cedimento di 2877, gli operatori guarderebbero a supporti inferiori nella zona $2.790-2.800. Quest’area corrisponde ai picchi toccati dall’oro nell’autunno 2024 (precedente massimo storico di ~$2.790) e rappresenterebbe un livello di ritracciamento notevole (circa -5% dai top recenti). È plausibile che in assenza di shock macro estremamente negativi, una correzione fino a $2.790-2.800 possa trovare acquirenti, dato il contesto favorevole delineato sul fronte fondamentale.
Al rialzo, oltre la citata resistenza 2940-50, non ci sono riferimenti storici recenti (essendo territorio di massimi assoluti). Il mercato focalizzerebbe l’attenzione sul target tondo dei $3.000, livello mai raggiunto prima che avrebbe una forte valenza psicologica e mediatica. Superata quota 3000, proiezioni tecniche basate su estensioni di Fibonacci o ampiezze di precedenti consolidamenti potrebbero indicare obiettivi progressivi (ad esempio area $3.100). Tuttavia, è prudente valutare un passo alla volta: prima l’oro dovrà dimostrare di saper vincere l’attrito dei 2950 e consolidare sopra tale zona.
Un altro elemento tecnico da monitorare è la posizione dei prezzi rispetto alle medie mobili chiave. Al momento, le quotazioni dell’oro si mantengono stabilmente sopra la media mobile a 21 giorni (indicatore del trend di breve termine) e ben al di sopra della media a 200 giorni (indicatore di lungo termine, attualmente intorno a $2.580). Ciò conferma la impostazione rialzista sia nel breve che nel medio periodo. Un primo segnale tecnico di indebolimento sarebbe la discesa sotto la media a 21 giorni (indicativamente area $2.850-$2.860), coincidente peraltro con la trendline ascendente che ha sostenuto il movimento dei primi mesi del 2025. Finché i prezzi restano sopra tale media/trendline, i pullback appaiono fisiologici e non alterano la tendenza positiva di fondo.
È importante sottolineare che, data la natura volatile dell’oro, segnali tecnici vanno interpretati SEMPRE insieme al contesto macro: un improvviso catalizzatore esterno (es. un annuncio della FED o un evento geopolitico) può invalidare rapidamente configurazioni tecniche di breve periodo. Pertanto, la prudenza è d’obbligo, Nell'ambito degli investimenti finanziari, unire l'analisi tecnica con l'analisi fondamentale è cruciale per prendere decisioni informate e strategiche. Entrambi gli approcci offrono prospettive diverse e complementari, contribuendo a una visione più completa del mercato.
I vantaggi di un approccio combinato
- Maggiore accuratezza nelle previsioni: Unendo i dati storici dei prezzi con le informazioni fondamentali, gli investitori possono fare previsioni più accurate sui movimenti dei prezzi.
- Riduzione del rischio: L'analisi tecnica può fornire segnali di vendita e acquisto, mentre l'analisi fondamentale aiuta a valutare la stabilità a lungo termine dell'investimento.
- Tempo migliore di entrata e uscita: Con il supporto di entrambe le analisi, gli investitori possono identificare i momenti migliori per entrare o uscire dal mercato.
Outlook per le prossime settimane
Alla luce dell’analisi congiunta dei fondamentali e del quadro tecnico, l’outlook a breve termine (prossime settimane) per l’oro appare moderatamente positivo, seppur con qualche riserva. Di seguito, in sintesi, gli elementi da tenere d’occhio e le possibili evoluzioni:
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Politica FED e dati macro: il mercato dell’oro continuerà a reagire alle aspettative sui tassi USA. Attualmente, gli operatori si attendono che la Fed mantenga un atteggiamento attendista nei prossimi mesi, con eventuali tagli solo più avanti nel 2025. Questo scenario non ostile (tassi stabili o in calo) fornisce un sostegno di fondo all’oro. Tuttavia, qualsiasi sorpresa hawkish – ad esempio inflazione ostinata che ritardi l’allentamento monetario – potrebbe creare turbolenza. Finché l’inflazione resta sotto controllo e la Fed evita strette ulteriori, l’oro dovrebbe beneficiare del clima di real rates relativamente bassi.
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Dollaro e inflazione: un ulteriore indebolimento del dollaro (magari in scia alla fine del ciclo restrittivo FED) sarebbe un vento in poppa per l’oro. Sul fronte inflazione, paradossalmente, l’oro potrebbe salire sia in caso di fiammate inflazionistiche (per la ricerca di coperture) sia in caso di raffreddamento marcato dell’inflazione (perché aprirebbe alla Fed margini per tagliare i tassi). Lo scenario meno favorevole per l’oro sarebbe invece un contesto di bassa inflazione con tassi ancora elevati e dollaro forte, che al momento però sembra poco probabile nei prossimi immediati mesi, ricordando che la settimana in entrata contiene i fondamentali sul mercato del lavoro..
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Domanda rifugio: le tensioni geopolitiche e l’incertezza economica globale rimangono fattori presenti. La situazione in Ucraina e altre aree critiche non ha ancora trovato soluzioni e anzi continua ad alimentare flussi verso asset difensivi. Nelle prossime settimane, eventuali shock (es. escalation di conflitti o crisi finanziarie locali) potrebbero tradursi rapidamente in aumenti del prezzo dell’oro. Al contrario, progressi diplomatici o segnali di distensione potrebbero temporaneamente ridurre l’interesse per il bene rifugio, facilitando qualche presa di profitto sul metallo giallo.
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ETF e banche centrali: non si prevedono inversioni di tendenza nel brevissimo termine. I dati recenti indicano che le banche centrali continuano ad acquistare (gennaio 2025 ha visto ulteriori incrementi delle riserve in diversi Paesi) e gli ETF mostrano ancora afflussi o comunque stabilità nelle posizioni. Questo offre all’oro un supporto strutturale. È improbabile che nelle prossime settimane vi siano vendite improvvise da parte di queste entità, a meno di movimenti di prezzo davvero eccezionali. Pertanto, il flusso “lento” ma costante di domanda istituzionale dovrebbe contribuire a mantenere l’oro ben impostato.
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Analisi tecnica di breve: tecnicamente l’oro potrebbe muoversi in un range di consolidamento dopo il rally recente. Un’eventuale discesa verso $2.800-2.830 (anche $2.790 in estensione) rientrerebbe in una normale correzione tecnica e, come discusso, troverebbe probabilmente acquirenti interessati a entrare sul mercato a prezzi più convenienti. Solo una rottura netta sotto $2.770-2.800 desterebbe preoccupazione, segnalando un possibile cambio di trend nel breve. Sul lato positivo, se il prezzo riuscisse a riassorbire rapidamente le ultime perdite e tornare a crescere sopra $2.950, si avrebbe un segnale di forza ulteriore. In tal caso, l’attacco a $3.000 diverrebbe lo scenario centrale, con potenziale estensione sopra tale soglia in assenza di resistenze tecniche rilevanti.
Per riassumere, l’oro si trova in una posizione favorevole, sostenuto da fondamentali robusti (tassi relativi contenuti, incertezza macro, domanda istituzionale) e con un trend tecnico ancora positivo. Nel breve termine potrebbe prevalere una fase di assestamento: dopo una corsa così significativa, qualche presa di beneficio e una fase laterale o leggermente correttiva sono fisiologiche e, anzi, salutari per evitare eccessi. L’outlook per le prossime settimane rimane comunque costruttivo: salvo sorprese, l’oro dovrebbe mantenersi sopra i principali supporti e preparare il terreno per un nuovo tentativo di rottura dei massimi. Un superamento convincente di $2950 aprirebbe la strada a ulteriori progressi, mentre gli investitori monitoreranno con attenzione gli eventi macro (riunioni FED, dati inflattivi, evoluzioni geopolitiche e mercato del lavoro) che potrebbero fungere da catalizzatori. Complessivamente, il metallo giallo continua a mostrarsi come un asset appetibile in questo contesto, bilanciando la propria natura di bene rifugio con quella di strumento di investimento in un periodo di transizione economica. La prudenza operativa è d’obbligo, ma le prospettive rimangono positive affinché l’oro conservi il suo splendore anche nelle settimane a venire.