Nel 2025, l’oro ha fatto segnare una delle sue performance più brillanti degli ultimi decenni. I prezzi spot sono aumentati del 30% da inizio anno, superando agevolmente tutti gli altri asset tradizionalmente considerati “rifugi sicuri”: il franco svizzero (+10%), lo yen giapponese (+8%) e perfino i Treasury statunitensi, i cui rendimenti sono scesi di 19 punti base nello stesso periodo, riflettendo una domanda ancora instabile.
La ragione di fondo non è solo di natura quantitativa. Secondo quanto emerso all’Asia Pacific Precious Metals Conference di Singapore, il vero punto di forza dell’oro è la sua totale indipendenza da passività sovrane. In un contesto dominato da debiti pubblici elevati, politiche fiscali espansive e instabilità geopolitica, questa qualità sta tornando prepotentemente al centro dell’attenzione degli investitori istituzionali.
L’indipendenza dall’intervento politico è la chiave
Come ha spiegato Nikos Kavalis, managing director di Metals Focus,
l’oro non è la passività di nessuno.
Mentre ogni obbligazione o valuta è, per definizione, un debito emesso da uno Stato, l’oro non è legato a nessuna entità politica o economica. È un bene fisico, scarso per natura, con un valore intrinseco riconosciuto globalmente.
Secondo Shaokai Fan del World Gold Council, proprio questa apoliticità spiega la crescente preferenza per l’oro in un mondo dove le valute fiat sono esposte a rischio politico, e dove la solidità del dollaro statunitense — un tempo inossidabile — viene oggi messa in discussione da politiche fiscali aggressive e da una leadership incerta.
Debito pubblico, svalutazioni e rendimento negativo: gli altri rifugi traballano
Il raffronto con gli altri safe haven mette in evidenza le debolezze strutturali:
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Treasury USA: vendite massicce ad aprile e maggio, in seguito a dazi imposti da Trump e downgrade del rating da parte di Moody’s. I rendimenti a 30 anni hanno superato il 5%, minando la storica fiducia nel debito statunitense.
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Yen giapponese: pur rafforzatosi dell’8%, ha subito pressioni per effetto di tassi invariati allo 0,5% e timori sulla struttura demografica ed economica del Giappone.
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Franco svizzero: in rialzo del 10%, ma minacciato da tassi d’interesse potenzialmente negativi e da un atteggiamento restrittivo della SNB verso flussi speculativi rifugio.
In questo scenario, l’oro appare non solo più stabile, ma anche più resistente alle manipolazioni monetarie, oltre che supportato da un trend crescente di acquisti da parte delle banche centrali: nel 2024 sono state acquistate oltre 1.000 tonnellate nette per il terzo anno consecutivo.
Centralità strategica nelle riserve globali
A testimoniare il ruolo rinnovato dell’oro nel sistema monetario internazionale è anche l’ultima rilevazione della Banca Centrale Europea, che ha visto l’oro superare l’euro come seconda riserva valutaria globale, rappresentando il 20% delle riserve mondiali a fine 2024. È un segnale simbolico quanto concreto: in tempi di incertezza, si torna all’unico asset senza rischio di controparte.
Il ritorno dell’oro come fondamento del valore
In un mondo dove le certezze macroeconomiche vacillano e le politiche monetarie sembrano meno ancorate a discipline rigorose, l’oro ha dimostrato di essere l’unico vero rifugio. Più che un semplice asset decorrelato, si è confermato un bene apolitico, liquido, tangibile e universale, che non dipende da promesse sovrane ma dal valore stesso che rappresenta.